Infertilità maschile

Quando si parla di problemi legati alla sessualità e alla riproduzione sorgono molti dubbi e molte paure.

In questo articolo ho riportato quelle che sono le domande più frequenti che mi hanno posto i miei pazienti con le relative risposte.

Quando si può parlare di infertilità di coppia?

Per parlare di infertilità si deve prima di tutto partire dalla coppia.

Si definisce infertilità di coppia sessualmente attiva l’ incapacità di ottenere una gravidanza nonostante un periodo superiore ad  1 anno di rapporti sessuali non protetti (World Health Organization 2000). La probabilità di concepimento di una coppia giovane e sana è pari al 25-30 %. Cioè, su quattro coppie di ventenni, con maschio e femmina sani, con la donna che ovula, una rimane incinta. La probabilità sale a 80-85% dopo 12 mesi. Un dato confortante è che, anche se la probabilità di concepire si riduce all’aumentare del tempo, il 50% delle coppie che non riescono a concepire entro il primo anno di vita, avrà figli entro 36 mesi.

Nelle coppie infertili per un periodo superiore ai 4 anni la probabilità di concepimento per ciclo mestruale si riduce fino a 1.5 %.

Dato inconfutabile è che l’età è una variabile indipendente associata in maniera inversamente proporzionale alla capacità di essere fertili (invecchiando si riduce la fertilità).

Nei paesi industrializzati, fino al 10-20% delle coppie soffre di infertilità.

Nel 30 % dipende da cause maschili, nel 35 % da cause femminili, per il 20 % da anomalie riproduttive in entrambi i partner, nel 15 %  è inspiegata.

C’è stata una riduzione della fertilità nella società contemporanea ?

Nei paesi industrializzati stiamo assistendo a un fenomeno socio sanitario caratterizzato dalla presenza di un minor numero di nascite e da genitori sempre più “anziani.

Le nascite si sono dimezzate dagli anni Sessanta ad oggi. Le coppie Europee hanno in media 1.6 figli, dati ben diversi dal  1800, quando ogni famiglia ne aveva in media sei. Questo evidenzia la brusca riduzione, soprattutto a partire dagli anni Settanta, del  tasso di fertilità.

Le cause sono molteplici e da ricondurre prevalentemente ai mutati assetti socio-culturali.

L’ età materna è sempre più avanzata (all’aumentare dell’età materna la fertilità si riduce) perché con l’espansione economica le donne lavorano di più, c’è una maggiore instabilità nei rapporti di coppia, i matrimoni sono meno frequenti, c’è un minor desiderio di avere figli (le coppie decidono di non averne o di averne pochi).

Anche la maggiore scolarizzazione porta ad avere il primo bambino in età più avanzata.

Inoltre sia l’utilizzo della contraccezione che la legalizzazione dell’aborto hanno ridotto il numero di gravidanze non programmate.

Cosa è l’infertilità maschile e quali sono le conseguenze psichiche ?

L’infertilità maschile è l’impossibilità di concepire dopo almeno un anno di rapporti liberi con una partner in perfette condizioni di fertilità.

Per l’uomo l’impossibilità di fecondare comporta tutta una serie di problemi collaterali. L’infertilità è spesso vissuta dal maschio come fallimento della virilità e altera l’autopercezione dell’integrità fisica e psichica, è causa di frustrazione, sensi di colpa, alterazioni dell’umore, riduzione dell’autostima, con ripercussioni anche sulla vita sociale e lavorativa e per la coppia diventa motivo di disagio, malessere, una vergogna da tenere nascosta che spesso ha effetti devastanti.

Uno studio dell’Istituto superiore della Sanità rivela che negli ultimi 50 anni il tasso di spermatozoi per millilitro di liquido seminale si è praticamente dimezzato: da cosa dipende?

Le prime segnalazioni in letteratura scientifica risalgono ad almeno 25 anni fa. Sulla rivista British Medical Journal, nel 1992, venne descritto chiaramente che nei maschi europei il numero degli spermatozoi nel periodo 1949-1990 si era dimezzato. Gli studi successivi sono stati solo in parte concordi nel confermare questo declino della conta spermatica. Bisogna anche tenere conto del reclutamento dei campioni di studio non sempre omogeneo e dei possibili interferenti metodologici (campioni di differente età e condizioni di salute e metodiche laboratoristiche differenti, solo per citarne alcune).

In ogni caso la comunità scientifica internazionale è orientata  nel ritenere che negli ultimi 50 anni si sia verificato  un chiaro declino progressivo della fertilità maschile

Ci sono segnali che si possono tenere in considerazione anche prima dello sviluppo sessuale oppure no?

I soggetti che non hanno iniziato lo sviluppo puberale non hanno fisiologicamente alcun segno clinico di maturità sessuale per cui la stragrande maggioranza delle patologie a carico dell’apparato sessuale, fatta eccezione per quelle più marcate, non si manifestano.

E’ anche vero che la prevenzione dell’infertilità può essere già messa in opera dalla madre, poichè inizia durante la gravidanza: uno stile di vita sano, una nutrizione bilanciata, l’evitare comportamenti dannosi voluttuari (alcool, fumo, droghe) ed il contenimento massimo della tossicità ambientale (lavorativa ed ambientale in senso lato) e farmacologica, sono il primo passo per garantire una fertilità potenzialmente normale al concepito.

Nell’infanzia e nella prima adolescenza, oltre all’insegnamento di uno stile di vita sano,  è importante che i genitori ed il pediatra effettuino un controllo attento dello sviluppo sia maschile che femminile  che consenta la diagnosi precoce di alcune anomalie genitali modificabili (ad esempio è oggi assodato che la correzione del criptorchidismo, per prevenire la infertilità maschile in età adulta, deve avvenire entro i due anni).

Quali sono le cause della infertilità maschile ?

Solo nel 50-60% dei casi si riesce a definire la causa dell’infertilità.

Tra le cause note si riscontrano le malattie genitali che comportano una riduzione della funzione testicolare (ipogonadismo) che può essere primitivo oppure secondario a malattie ipotalamo ipofisarie, congenito o acquisito. Altre cause frequenti sono: infezioni delle vie genitali, varicocele, malattie sistemiche croniche o tumorali, forme conseguenti ad uso di farmaci, malattie autoimmuni, obesità, cause genetiche, disordini del coito, come disfunzione erettile, eiaculazione retrograda, aneiaculazione.

Tra le possibili cause ci sono anche fattori ambientali legati all’inquinamento: calore, agenti chimici (xenoestrogeni, fertilizzanti, pesticidi, piombio, cadmio), aflatossine (prodotti inquinanti batterici o fungini), radiazioni; lo stile di vita: fumo, alcol, droghe, vita sedentaria, abbigliamento intimo, stress cronico, saune; le abitudini alimentari: inquinanti/tossici (pesticidi, fitoestrogeni, ftalati), carenze di oligoelementi come vitamine C, E, A, folati, zinco, selenio e la dieta vegetariana.

Cosa si può fare ? 

Innanzitutto sottolineo che fino al 90% degli uomini non fa prevenzione, il  50 % non si sottopone a visita andrologica nemmeno dopo una diagnosi di infertilità e che il 50% dei giovani soffre di affezioni genitali.

Tra l’altro non esiste più la leva obbligatoria e alla visita di leva veniva effettuato uno screening grossolano delle patologie genitali.

Quindi prima di tutto dobbiamo agire sull’informazione sin dal periodo scolastico.

Quando ci troviamo di fronte a una coppia con problemi di infertilità dobbiamo cercare di stabilire chi ha il problema (uomo, donna o entrambi) e ricercarne le cause.

Bisogna infine stabilire se il paziente maschio  ha una forma curabile di infertilità come i disturbi dell’erezione o dell’eiaculazione, le forme di ipogonadismo ipogonadotropo, le infezioni e le lesioni ostruttive delle vie seminali, il varicocele. Si consideri però che la maggior parte delle cause di infertilità maschile non è curabile e una buona quota, definita idiopatica, non è spiegata.

In una discreta percentuale di casi la coppia dovrà ricorrere a tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Alessandro Oppo

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